#1 – Respirare
Mi sveglio sudato in un letto che non è il mio. Ancora frastornato da quello che dev’essere stato un incubo impossibile da ricordare, cerco di evocare le fiamme del solstizio perduto.
E’ un incantesimo che qualsiasi novizio sarebbe capace di eseguire con meno fatica del cercare l’interruttore della luce. Non succede niente.
Mi siedo sul letto, confermando l’impressione che non sia il mio. Gli occhi si abituano lentamente alla luce e comincio a capire dove mi trovo.
E’ una stanza piccola senza il benché minimo lusso, con l’aria pesante e con una piccola fessura nella porta come unico punto di luce.
Ispezionare la stanza non serve a nulla perché non contiene nulla di rilevante, tranne alcuni libri che non riesco a leggere. Invoco la Visione di Ptah, che dovrebbe rendere leggibile qualsiasi testo in qualunque lingua ed in qualunque situazione, ma non sortisce alcun effetto.
L’Occhio di Agamotto non è a portata di mano e non mi raggiunge quando lo chiamo, così come la Cappa di Levitazione.
Come ultima speranza, mi siedo sul letto nella posizione del loto e lascio che il mio corpo astrale si separi dal mondo mortale. Non funziona: il mio corpo astrale è stato ancorato perché non reagisce.
Faccio altri tentativi con incantesimi più inusuali, ma niente da fare. Dovunque mi trovi, la magia sembra non funzionare.
Sono Stephen Strange, Mago Supremo e Signore delle Arti Mistiche. E a quanto pare non riesco ad uscire da una semplice cella.
Nessuno mi rivolge la parola fino a pranzo, ma ho già capito la situazione senza bisogno di fare domande. Ho capito che questa è una prigione dello stato di New York, ed ho capito che né le guardie né gli altri prigionieri mi amano particolarmente: le occhiate che ricevo mentre sono in fila per ricevere il pasto sono chiarissime.
Perché io sia stato imprigionato qui, o perché la magia non funzioni, è un mistero ancora da risolvere.
-Hey, Strange – mi rivolge la parola un uomo dall’accento straniero e lo sguardo sfuggente.
E’ il mio vicino di cella, ed ha il volto di un mostro che dovrebbe essere morto. [1]
-Mordo – lo saluto.
-Ho sentito che hai delle visite, oggi. Non ti sei dimenticato del nostro accordo, vero?
C’è una certa prepotenza nel tono della domanda, abbastanza verosimile per Mordo. In un’altra vita siamo stati nemici mortali, quindi lo conosco fin troppo e so quando è il caso di scoprire le mie carte.
-Mi sembra strano che tu sia al corrente di una visita prima ancora di me.
-Senti, Strange – riprende con un tono di voce più alto. Deve essersene accorto subito perché si guarda attorno, ed una volta assicuratosi di non essere stato ascoltato continua con voce più bassa.
-Nessuno ti ha ancora fatto la pelle perché sei sotto la mia protezione, ma tu sei il mio biglietto d’uscita: se non mi includi in qualsiasi accordo vogliano farti fare, inizierò a ricordare a tutti che cosa hai fatto alla ragazza.
-Sono stufo di questi giochi, Mordo, vai dritto al punto – lo stuzzico, raggiungendo all’istante l’obiettivo di far perdere le staffe al mio nemico. Non che sia mai stato molto difficile.
Mordo cerca di darmi un pugno, ma anche se il suo stato fisico è migliorato rispetto a quando era morto è ancora ben lontano dal potermi impensierire.
Lo scanso con facilità, afferrandogli il polso. L’intenzione è di piegargli il braccio dietro la schiena in una posizione molto dolorosa.
Invece sono io ad avvertire un dolore lancinante alla mano che ho usato, un dolore intenso come non sentivo da anni. Mordo mi colpisce al ginocchio e cado a terra; quando le guardie ci separano, il dolore alla mano è ancora così forte da non farmi sentire nessuna delle botte.
Chi ha costruito questa illusione è veramente molto bravo. Nonostante io mi ripeta che niente di tutto questo può essere vero il dolore che sto provando è decisamente realistico.
Ore dopo, sono pieno di lividi ed afferro una cornetta. Dall’altra parte del vetro un ragazzo che non conosco fa lo stesso.
Avrà al massimo diciotto anni e non riesco a credere a quanto gel si sia messo in testa per scolpire quel ridicolo ciuffo che gli casca quasi sugli occhi. I ragazzi di oggi…
-Come sta, dottore?
-Anche peggio di quel che sembra – rispondo, continuando a massaggiarmi la mano. E’ come se qualcuno stesse conficcando dei chiodi lungo i nervi, tenendo il ritmo con il battito cardiaco.
-Mi chiamo Terrence Ward. Ha ricevuto le mie lettere, spero?
-Non posso dire di averne avuto il piacere.
Il ragazzo sembra genuinamente colpito dalla mia mezza verità; potrebbe essere la chiave per arrivare in fondo a questo mistero.
-Che posso fare per te, Terrence?
-Speravo che lei potesse aiutarmi, dottore. Lo so cosa hanno scritto di lei i giornali, ma io credo che lei sia veramente il Mago Supremo.
-Non che io mi senta particolarmente “supremo”, adesso. Come fai a conoscere il mio titolo, Terrence? Sei forse un praticante delle arti mistiche?
-Oh, no, magari. Sono solo un fan del suo show.
-In qualche modo dubito che il Dottor Strange sia molto popolare, Terrence.
-E’ forse un test, dottore? Per provare che sono un vero adepto?
-Perché no.
-Un tempo lei era il dottor Stephen Strange, il miglior neurochirurgo del mondo. Finì in disgrazia quando un incidente stradale le danneggiò i nervi delle mani. Ma il precedente Mago Supremo, noto come l’Antico, le insegnò le arti mistiche che iniziò ad usare per il bene dell’umanità.
-E tutto questo lo hai scoperto in uno show?
-Certo, era nella sigla di testa di “Dottor Strange, il più grande mago del mondo”. Ancora non riesco a credere che l’abbiano cancellato dopo una sola stagione. Ho letto tutti i suoi libri, sono stato anche ad uno degli ultimi Riti di Oshtur che ha celebrato…e sono assolutamente convinto che lei non abbia veramente ucciso Clea. Credo che sia stato suo zio.
Nella mia testa sento il suono di una slot machine che rilascia una manciata di monetine, e non credo sia per colpa della probabile commozione cerebrale.
-Sono felice che tu mi abbia fatto visita, Terrence, perché sei la prima persona oggi a dirmi qualcosa di sensato. Anche se penso proprio che sarei capace di non far cancellare uno show dopo una stagione sola. Ora, ascoltami molto attentamente: hai per caso avuto degli incubi e delle visioni che hanno a che fare con il fuoco, di recente?
-No, direi proprio di no.
-Buon segno; vuol dire che forse tutto sommato dietro a tutto questo non c’è Dormammu, visto che è troppo innamorato di se stesso da farsi sfuggire l’occasione di firmare la propria opera.
-Ma le ho appena detto che penso sia stato proprio mister Dormammu ad uccidere Clea…non solo per il fallimento dello show, ma anche perché non ha mai approvato il suo matrimonio con Clea.
-Aspetta, Dormammu è un produttore televisivo? Forse devo dare credito a mia zia Ethel, la TV è lo strumento del diavolo dopotutto. Hai fatto altri sogni degni di nota, per caso?
-No, in realtà io non…
Il ragazzo non riesce a terminare la frase: quando batto le palpebre, è completamente scomparso.
Lascio cadere la cornetta e scatto in piedi, stupefatto. Forse chi ha tentato questa illusione ha deciso di uscire allo scoperto.
-L’ora delle visite è finita, Strange – dichiara con voce perentoria un uomo dalle esatte fattezze di Wong, mio fedele servitore ed amico. Anche se so che questa realtà non ho il lusso di dare nulla per scontato, una cosa è chiarissima.
Ho appena vinto.
Le ore passano veloci. Non avrei mai creduto di poter trovare rilassante una prigione, ma apprezzo immensamente la possibilità di avere un po’ di tempo per riflettere.
E non appena trovo il tempo di analizzare la mia situazione e di studiarne i dettagli, inizio a rivalutare seriamente il mio misterioso avversario. E’ molto approssimativo.
I libri nella mia cella, per esempio, sono tutti perfettamente in ordine come se fossero stati appena comprati. Sarei molto interessato a leggerli perché hanno una mia fotografia in copertina, ma non hanno nessun titolo e sono composti solo ed unicamente di pagine bianche.
Eppure so cosa sono. So che sono una versione semplificata della mitologia mistica che ho imparato dall’Antico, una sorta di curioso incrocio tra il Libro della Vishanti e “Come raggiungere il Nirvana in 10 semplici passi”. Lo so senza neanche averne letto una sola frase.
Sì, veramente approssimativo. Un errore che nessun principiante commetterebbe. Eppure nessun principiante capace di intrappolare il Mago Supremo in un’illusione può essere sottovalutato.
Quella stessa notte, mentre tento di meditare nella mia cella, sento dei passi nel corridoio. Riconosco il ritmo dei suoi passi.
-Ti stavo aspettando, Wong – lo saluto.
La guardia dall’altra parte della porta mi fissa con sospetto. La cella è completamente al buio ma io mi sento comunque i suoi occhi addosso. Davvero, se mi sbattessero in faccia più chiaramente con chi ho a che fare sarebbe ridicolo.
-Come facevi a sapere che sarei arrivato?
-Perché tu non sei coerente con la narrativa di questa realtà, Wong. Una realtà pensata per farmi del male: Clea è morta, forse per colpa mia, Dormammu ride alle mie spalle, sono imprigionato con Mordo e sono alla sua mercé, la mia carriera è una menzogna ed io sono un truffatore. Tu sei l’unico volto amico in una posizione a me favorevole: la mia mente sta chiaramente resistendo all’illusione e ti ha creato per aiutarmi a scappare.
-O forse ho solo notato che stai perdendo la ragione e ti sto tenendo d’occhio.
-Sì, immagino di poter sembrare un pazzo, vero? Dico di essere il Mago Supremo in una realtà dove la magia non funziona, anzi forse non esiste nemmeno. Ma tante altre cose non quadrano: se è già notte fonda, come mai tu sei ancora in servizio?
-Non riuscivo a dormire – ammette Wong. So che è poco dignitoso per un uomo nella mia posizione, ma provo l’indomabile desiderio di darmi una pacca sulle spalle.
-E nessuno degli altri prigionieri sta dormendo adesso, vero? Anzi, scommetto qualsiasi cosa che non ti ricordi nemmeno l’ultima volta in cui hai dormito. Non che io abbia nulla da scommettere adesso, ma è il pensiero che conta.
-Devo essere impazzito per fare una cosa simile – scuote la testa Wong, aprendo la porta della cella.
Altro segno dell’imperfezione di questa messa in scena: non incontriamo alcuna resistenza nell’uscire dalla prigione. Saliamo con tutta calma in macchina e Wong si mette a guidare, taciturno come la sua controparte reale.
-Hai intenzione di dirmi che cosa sta succedendo davvero oppure no?
-Quando saremo arrivati a Greenwich Village. E’ abbastanza chiaro che sta monitorando la situazione, altrimenti non avrebbe fatto sparire il ragazzo quando si è lasciato sfuggire un indizio fondamentale. Devo stare molto attento, se non voglio che possa predire la mia prossima mossa e fermarmi in qualche modo. Dammi la pistola, Wong.
-Che cosa!?
-Calma, ti sarà tutto chiaro molto presto. Non ho intenzione di farti del male, anzi non ho nemmeno intenzione di sparare. Se ti fa sentire più sicuro puoi togliere i proiettili.
Wong esita, ma gli sto parlando con un tono di voce che solo chi ha studiato ipnotismo per anni può assumere con una certa naturalezza. Se questo fosse il mondo reale e se questo Wong fosse una persona reale, questo trucco non funzionerebbe senza un po’ di magia.
Ma Wong acconsente, e cercando di mantenere la strada estrae i proiettili e mi lascia la sua pistola.
-Grazie infinite, Wong. Per fortuna non sei reale.
Non lascio a Wong il tempo di realizzare cosa sta succedendo, colpendolo in testa con la pistola con tutta la forza che ho. Dubito che persino il vero Wong sarebbe riuscito a restare cosciente dopo una botta del genere.
Quello che succede dopo è parte di un copione che ho rivisto un’infinità di volte negli anni. Anche oggi, dopo aver combattuto ogni sorta di demonio, ogni tanto rivivo questa scena: la macchina che esce fuori strada, il dolore lancinante, un’intera vita sprecata che mi passa sotto gli occhi.
E’ un incubo che mi accompagnerà per tutta la vita. In assenza della magia, l’unica cosa che potevo evocare per scappare dalla mia prigione onirica.
Mi sveglio respirando incenso e nebbie di Niflheim, fluttuando qualche centimetro sopra il mio letto. La prima cosa che vedo quando apro gli occhi è che il tetto è stato squarciato.
-Sia lodata la Vishanti, siete tornato in voi – esclama Wong, al mio capezzale apparentemente incurante del fatto che il Sanctum Sanctorum non sembra particolarmente stabile al momento.
-Wong, dov’è il ragazzo?
-Non lo so. Quando avete usato l’Occhio di Agamotto su di lui avete perso i sensi…dopodiché si è trasformato in una orribile versione della mia dolce Imei.
E’ come temevo: il ragazzo può trasformarsi nel peggior incubo di chi gli si trova davanti. In questo caso, deve aver sfruttato il dolore che Wong deve ancora provare per la morte della sua promessa sposa.
-Poi Rintrah lo ha attaccato…temo per l’incolumità del vostro allievo.
-Sì, anch’io. Nel nome del saggio Agamotto, del paziente Ipno e del terribile Baku [2], che la pace di questa dimora nessuno disturbi più. Ecco, ora dovresti essere al sicuro.
Mi stringo alla Cappa di Levitazione e mi alzo in volo, senza perdere tempo a riparare il tetto. Se il ragazzo è pericoloso come sembra, ho altre priorità adesso.
Improvvisamente tutto mi torna alla mente: il ragazzo ha scoperto di avere il potere di trasformarsi nella più grande paura di chi lo guarda, potere che ha inavvertitamente usato per portare alla follia e poi al suicidio i genitori adottivi.
Aveva tutti i sintomi di una maledizione, così ho usato l’Occhio di Agamotto per scoprire la verità…una scelta incredibilmente stupida, come ho scoperto.
-Demoni di Denak!!! – impreco, osservando ciò che è senza ombra di dubbio la più grande paura del mio discepolo Rintrah.
La sacra Vishanti, la somma di tre delle più possenti divinità mistiche del creato, prigioniera inerme dei tentacoli di Shuma-Gorath, così immenso da coprire tutto il cielo.
Rintrah sta combattendo contro Dormammu, mentre i cittadini per le strade di New York non stanno facendo minimamente caso né all’uomo dalla testa in fiamme che sta combattendo un minotauro alieno verde che indossa solo un mantello né il mostro tentacolare più grande della Luna.
Le ho sentite tutte sulla capacità dei newyorkesi di abituarsi a qualunque cosa, ma questo per me significa due cose: primo, nonostante sia ancora una testa calda Rintrah ha avuto il buon senso di usare le Illusioni Infinite di Ikonn per rendere invisibile la battaglia.
Secondo, il ragazzo sta tenendo testa a quello che è uno dei dieci maghi più capaci attualmente sulla Terra (ma non ditelo a Rintrah o si monterà la testa).
Con abbastanza tempo, credo che Rintrah potrebbe vincere questa battaglia. Ma per quanto possa ferire il suo ego, devo intervenire personalmente: Rintrah non sa con che cosa ha a che fare, cosa che non dovrebbe mai accadere durante uno scontro mistico.
-Ciò che non può
essere né spezzato né distrutto, Sette Anelli di Raggadorr e Bande Scarlatte di
Cyttorak, incatenate il mio avversario!
La prigione mistica che ho evocato imprigiona “Dormammu”, che in realtà so essere Terrence Ward anche senza usare l’Occhio di Agamotto. Anche se un incantesimo del genere impegna molte delle mie energie, il vero Dormammu impiegherebbe due secondi a liberarsi.
-Maestro! Non posso credere che siate vivo…sia lodata la Vishanti!
-Anche io sono felice che tu stia bene, Rintrah. Anche la Vishanti sta benissimo, nonostante…
-…nonostante l’illusione che questo impostore sta proiettando, sì, lo avevo capito. Se Shuma-Gorath si fosse veramente manifestato in questa dimensione, la sua sola aura l’avrebbe completamente spazzata via.
Mi concedo un sorriso: Rintrah ha ancora molto da imparare, ma non è più un ingenuo novizio.
-Ottimo, Rintrah. Hai scoperto altro, durante la mia assenza?
-Non molto, maestro, non siete scomparso a lungo. Il ragazzo ha in qualche modo assorbito una parte del potere dell’Occhio di Agamotto. Suppongo che la mia più grande paura sia dover affrontare una minaccia come Dormammu senza poter contare né su di voi né sulla Vishanti. Devo scusarmi per essermi lasciato sopraffare dalle mie paure, maestro.
-Non ce n’è bisogno. Se io non avessi avuto paura che un nemico potesse acquisire il potere di uno dei miei artefatti per poterlo usare per scopi malvagi, forse Terrence non avrebbe potuto aumentare il proprio potere in modo incontrollato. Pensi di poter mantenere la prigione per qualche altro secondo?
-Credo di sì, maestro.
-Bene. Ho bisogno di concentrarmi un po’, per questo incantesimo.
Chiudo gli occhi e lascio che il resto del mondo svanisca dai miei sensi, perché questa è una magia che non ho mai tentato prima. Ammetto che una delle ragioni per cui ho ideato questo modo per risolvere la situazione attuale è scoprire se posso veramente farcela.
-A-hem. Ngathf gan'hagw…heyl'r uhluhtc… hfan'wlgm…iulgn'hp. Wow, sono davvero riuscito a pronunciarlo. Che ne pensi, Rintrah?
Avete mai visto un alieno dalla testa di toro diventare verde pallido? E’ ancora più strano di quanto pensiate.
-Maestro…quello che avete pronunciato…
-Avrò bisogno di un paio di nuove corde vocali ma sì, era l’Invocazione Inversa di Hfan… Hfan'w… non riuscirò mai a ripeterlo, ma era quella.
-Credevo…credevo che lanciando l’Invocazione Inversa…
-Si distrugge il mondo, sì lo so. La Terra cesserà di esistere tra una decina di minuti.
-Maestro, posso già sentire l’energia oscura dell’incantesimo crescere. Non può esserci molto tempo per annullare ciò che avete fatto!
-No, immagino di no. Esiste un contro-incantesimo, naturalmente, ma non ho intenzione di spezzarmi la gola per pronunciarlo.
-Sei impazzito, Strange!?
L’immagine di Shuma-Gorath lascia il posto a qualcosa di molto, molto più
piccolo, accerchiato da migliaia di demoni dalle forme più terrificanti.
Quello che lo sostituisce assomiglia ad un uomo, o forse alla caricatura di un uomo. Lo conosco da molto più tempo di quasi tutti i miei avversari; in un certo senso, in effetti, così come tutti gli esseri umani lo conosco sin da quando ero un bambino.
-Incubo. Questa faccenda aveva il tuo nome scritto ovunque, con la tua solita inettitudine.
-Come osi? Sono riuscito ad attaccarti nel
tuo prezioso Sanctum Sanctorum e ad imprigionarti in un incubo senza via di
fuga! Se tu non avessi barato…
-Devo ammettere che il tuo piano era originale, questa volta, cosa che non posso dire del tuo classico modus operandi. Intrappolarmi in un sogno lucido in cui la magia non esiste, lasciandomi senza poteri e senza alleati.
-Come hai fatto a capire che ero io? Non ti
avevo lasciato nessun indizio!
-Stai scherzando, vero? Mi hai lasciato i libri per dare credibilità al fatto che mi fossi riciclato come filosofo new age da quattro soldi, ma ti sei dimenticato che non si può leggere veramente in un sogno. Ed ovviamente il fatto di non poter dormire era l’ultima goccia: tu conosci soltanto gli incubi, non i sogni o il sonno senza sogni. Avresti solo potuto farmi avere un incubo…ma questo era impossibile anche per te, visto che stavo già vivendo un incubo. L’incubo di vivere in un mondo senza magia, davvero interessante. Per tua sfortuna, però, la mia amicizia con Wong è troppo solida perché il mio subconscio ti permettesse di dargli un ruolo troppo diverso da quello di alleato…è stato allora che ho capito di avere almeno parzialmente il controllo dell’incubo, e di poter scappare.
-Maestro, ammiro la vostra sagacia, ma non sarebbe meglio annullare l’incantesimo per la distruzione del mondo prima di continuare?
-Tranquillo, Rintrah, c’è ancora tempo.
-Il tuo bluff non può funzionare, Strange,
so che ci tieni troppo a questo mondo per distruggerlo. Stai solo cercando di
prendere tempo perché hai capito che, con il mio appoggio, mio figlio è troppo
potente per poter essere bloccato dai tuoi incantesimi. Ed ora che con il suo
aiuto sono riuscito a mettere piede nella tua dimensione, nulla mi impedirà di…
-Sì, sì, conosco il resto della storia, voi demoni siete troppo ripetitivi. Tuo figlio, dici? Grazie, mi mancava ancora l’ultima tessera del puzzle. Bene, direi che abbiamo ancora un paio di minuti prima della fine del mondo. Ultima chance, Incubo: torna nella tua dimensione e lascia in pace il ragazzo per il resto dei suoi giorni, o lascerò che il mondo venga distrutto.
-Non lo faresti mai! Non è…annullerò io
l’incantesimo, e conquisterò la Terra comunque!
-Provaci pure. Solo un mortale può lanciare il contro-incantesimo. Piuttosto che lasciare in mano a te la Terra, tanto vale distruggerla. Scommetto che ti divertirai un mondo, quando non sarà più rimasto nessuno a sognare.
-Che tu sia dannato, Dottor Strange.
Rinuncio a qualsiasi diritto di possesso sulla mia spregevole progenie e alla
conquista del Dominio dei Dormienti che chiami Terra. Ora presto, lancia il tuo
contro-incantesimo!
-Lo farei volentieri, Incubo. Ma per lanciare il contro-incantesimo all’Invocazione Inversa, dovrei prima inventarla.
-Che cosa?
-Maestro, la vostra recitazione è stata impeccabile. La difficoltà nella pronuncia è stata un piccolo colpo di genio – si congratula Rintrah, accennando un goffo inchino.
-No, sono io a complimentarmi con te per aver riconosciuto la Menzogna Biforcuta di Belal. Avrei potuto recitarti l’elenco del telefono e lo avresti scambiato per l’Otello se lo avessi voluto, Incubo, e mi avresti creduto lo stesso. Ma un patto è un patto…libera Terrence e lascia questo mondo.
L’espressione sul volto di Incubo è impagabile: è cascato in un trucco più vecchio dell’Antico. Vivere secondo il flusso di coscienza dei sogni deve avere i suoi svantaggi, a quanto pare.
Incubo se ne va indignato, svanendo in una nuvola di ricordi dimenticati. A volte non so se compiangere questi esseri immensamente potenti ed incomprensibilmente infantili.
Mezz’ora dopo, Wong sta porgendo a Terrence una tazza di the. Devo dare atto al giovane, tutto sommato sta prendendo molto bene la situazione attuale. Lancia qualche occhiata innervosita verso il minotauro verde che sorseggia il the tenendo alzato il mignolo, il che mi fa capire che è ancora sano di mente.
-Non sa quanto sono spiacente per quello che è successo, dottore. Le avevo detto che non controllo ancora il mio potere, ma non pensavo di…
-Terrence, per favore. Non c’è bisogno di scusarsi; anzi, sei la dimostrazione che non tutto il male dei miei nemici viene per nuocere. Sono io che mi devo scusare per non essermi accorto prima della tua esistenza, altrimenti avrei potuto intervenire prima e salvare i tuoi genitori.
-Quindi ora i miei poteri sono scomparsi?
-Non è così semplice; anche senza l’intervento diretto di Incubo, sei sempre per metà qualcosa di molto di più di un essere umano. Ma sarei felice di aiutarti a controllare il potere che hai. Non saresti certo il primo eroe a trasformare in un’arma del bene una maledizione terribile.
-Sarebbe interessante, sì. Specialmente adesso che ho scoperto che la magia esiste.
-A proposito, maestro, avrei una domanda – interviene Rintrah – Anche con tutti i suoi difetti, l’incubo che ha vissuto era molto realistico. Perché Incubo le ha lasciato i suoi ricordi e non le ha fatto dimenticare l’esistenza della magia?
-Credo ci abbia provato, Rintrah.
Sorseggio il the di Wong, assaporandone il profumo e la storia. Devo ammettere che l’ingenuità del mio allievo non cesserà mai di divertirmi.
-Ma hai mai provato a dimenticarti di respirare?
FINE
Note
[1] Lo abbiamo visto l’ultima volta in Marvel IT su Strange di Fabio Volino…di cui un giorno forse leggerete la conclusione, forse no.
[2] Rispettivamente il dio greco del sonno ed uno spirito giapponese divoratore di incubi